Smart Working

# smart working

di come ci si deve reinventare a lavorare in casa
di come il capitalismo ne approfitta in situazione di pandemia e scopre che potenzialmente si puo’ non pagare l’affitto e mandare tutti a casa a me tolgono le ferie perché lavoro da casa 🙁 1.5 giorni di ferie al mese).
lavoro e sfiducia. la necessita’di controllare le persone. ma sono a casa e non si puo’ controllare se sono davanti ad uno schermo o no. la burocrazia del segnarsi le ore di lavoro e che scrivere cosa si e’ fatto da che ora a che ora.

proviamo ad affrontare il tema ambientalismo sulla riduzione di spostamenti per andare a lavorare
macchina: 
Tanto per iniziare non c’è nulla di smart nello smart working. E’ sempre lavoro, per cui difficilmente sarà smart. E’ smart per il tuo capo che non deve preoccuparsi di fornirti gli strumenti, nè tantomeno la connessione. Per te è semplicemente lavoro, con i suoi pro e i suoi contro.
I pro sono che puoi svegliarti più tardi, puoi buttarti sul letto a riposare, puoi stare in tuta, non devi sorbirti colleghi fastidiosi, non hai il capo che ti alita sulla nuca, puoi mangiare cose buone cucinando a casa.
Il contro essenzialmente è uno ed è il rovescio della medaglia: il tempo del lavoro entra nella tua intimità. Si fanno permeabili i confini tra il tempo libero e il tempo trascorso a lavorare. Puoi lavorare mentre cucini, mentre sei al bagno, mentre vai a letto. Devi darti una disciplina, altrimenti sei fregata ed è sempre dietro l’angolo il rischio di diventare workaholic. 
Ma questo era lo smart working in tempi non sospetti. 
In tempi di pandemia, il tuo capo sa che non puoi uscire di casa e immagina che di conseguenza tu sia disponibile 24/7. Come se lavorare da casa durante una pandemia fosse salvifico per non impazzire (cit. testuali parole del boss “Meno male che avete da lavorare così non vi deprimete”). 
 
Piccolo breviario di sopravvivenza: da una certa ora in poi smetti di rispondere alle mail, smetti proprio di guardarle. Non aprire i gruppi whatsapp, non lasciare in giro notifiche che “hai visualizzato il messaggio”.
Le piattaforme vogliono addestrarti a essere sempre reattivo, tu addestra i tuoi boss e i tuoi colleghi al fatto che non sei sempre disponibile né tantomeno sempre connessa.
La tecnologia viene da sempre proposta come un modo per liberarsi dalle fatiche del lavoro. Ma appena ci si libera da una fatica, ecco che ne compare un’altra. Lo smart working è appunto l’esempio piú recente di questa dinamica. La tecnologia puó liberare dalla fatica, ma non puó liberare dallo sfruttamento: il Capitale non è mai sazio del nostro tempo e della nostra energia e vuole sempre averne di piú. 
Infatti, molti padroni non hanno perso l’occasione per trovare modi creativi di raggirare il diritto del lavoro e mettere in pratica nuove forme di smart-sfruttamento. E dobbiamo pure ringraziarli, perché offrono lavoro
La situazione dei lavoratori è peggiore di quella che ci si possa aspettare: tanti sono in cassa integrazione, molti dei quali stanno continuando a lavorare come prima.

Tanto se sei in casa senza lavorare ti deprimi, no? 

Molti hanno scoperto di essere in cassa integrazione in maniera retroattiva, magari l’azienda ha scelto anche di integrare lo stipendio così da fidelizzare il dipendente (quasi come se fosse un cliente da accontentare) e fargli accettare silenziosamente determinate condizioni di lavoro. E il non sapere di essere in cassa integrazione ha impedito a molte persone di usufruire delle agevolazioni messe a disposizione dello stato, come quella sugli affitti di casa.

Tanto lo stipendio non è diminuito, no?

Molti lavoratori hanno scoperto di avere colleghi peggiori di quello che si aspettavano; quando si afferma che lavorare durante le ore di cassa integrazione è una truffa [0] ci si sente rispondere che è una situazione in cui sono contenti tutti: l’azienda risparmia, così è più in salute e lo stipendio netto non è cambiato.

Tanto lo fanno tutte le aziende, no?

Molti datori di lavoro danno per scontato che si sia sempre reperibili per il semplice fatto di essere in smartworking: e allora via con le confcall che durano ore andando ben oltre gli orari canonici di lavoro, con le email a cui si risponde in orari assurdi, via alle inutili estenuanti corse alla consegna di un qualcosa che non si venderà mai ma che ti porta a lavorare fino alle 2 del mattino.

Tanto non puoi uscire, no?

Molti lavoratori in smartworking si trovano ad essere controllati in maniera ossessiva dai propri datori di lavoro: ci sono responsabili d’area che – se va bene – ogni settimana  devono “attivare” lo smartworking (in alternativa ci sono le ferie forzate o il rientro in sede, con tutti i rischi del caso) ad ogni singolo dipendente, dandogli una specifica attività misurabile in modo che l’azienda possa controllare quanto il dipendente lavori; viene così aumentato il carico di lavoro per chi si occupa di gestire le risorse, mettendoli anche in una posizione piuttosto scomoda con i colleghi.

Tanto non hai niente da nascondere, no?

 

Molti lavoratori oltre alle ore di cassa integrazione, in busta paga si sono ritrovati con delle ore di ferie o permesso godute, in nome di una maggiore flessibilità oraria che ti permette di non prendere ore di permesso o ferie per poter svolgere delle attività personali: se si rompe la lavatrice, non hai bisogno di prenderti mezza giornata di permesso per aprire al tecnico che te la ripara, sei già a casa.
Andando avanti così per vari mesi, non rimarranno giorni per andare in ferie, in barba a qualsiasi CCNL italiano.

Tanto al mare quest’anno non si va, no?

 

La cosa che fa più andare sui nervi, è che le aziende in tutto ciò ne escono pulite, perché formalmente non obbligano ad alcun orario di lavoro, ma di fatto non permettono di lavorare negli orari in cui fa più comodo al dipendente, c’è sempre una di quelle fantastiche clausole scritte piccole piccole che obbliga il lavoratore a rispondere alle richieste dei colleghi entro un tot di tempo (spesso tra i 30 e i 60 minuti).
E poi se ci sono delle riunioni negli orari in cui c’è la soppressione dell’orario di lavoro (ricordate? si è in cassa integrazione), è coscienza del lavoratore partecipare o meno. 
Il risultato è che si lavora comunque più del dovuto, quasi certamente senza gli straordinari pagati (altrimenti come si fa a giustificare la cassa integrazione), con un maggiore controllo e una enorme sfiducia reciproca.

Tanto non si viene licenziati, no?

 

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